Sala 2

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Le forme e

i colori della terra

A partire da 63 milioni di anni fa, Africa ed Eurasia cominciarono un movimento di avvicinamento reciproco. Iniziò allora a chiudersi il vasto mare, detto Tetide, che esisteva tra le due e lentamente si verificò l’innalzamento di molte catene di monti, fra cui le Alpi. Tra 28 e 5 milioni di anni fa, ebbero origine anche le nostre regioni. Durate questa fase si generarono nelle rocce dei complessi sistemi di pieghe tuttora facilmente osservabili risalendo le strade dell’entroterra gardesano. Ci furono anche delle profonde fratture nelle rocce, dette faglie, come la linea Garda-Ballino, che attraversa tutta la conca lacustre da Desenzano a Riva. Circa 6 milioni di anni fa, quando i lenti spostamenti della zolla europea e di quella africana chiusero lo stretto di Gibilterra, il mar Mediterraneo si prosciugò.

Di conseguenza, i fiumi nel loro percorso verso il mare incisero solchi profondi durante il loro tragitto. Così fu per il fiume che scorreva nella valle del Garda in cui scavò un solco stretto e profondo. Successivamente, durante le glaciazioni alpine, i ghiacciai invasero più volte la valle del Garda, erosero e levigarono le rocce e sciogliendosi, depositarono il materiale trasportato, formando le morene.

I più imponenti archi morenici frontali, a sud, chiusero la valle: nacque così il lago di Garda. La massa d’acqua del lago è pari a circa 50 kilometri cubici e richiede 27 anni per il suo completo ricambio. Questa massa ha un’azione mitigatrice sul clima della regione. L’acqua, più fredda dell’aria in estate e più calda d’inverno, modera sia la calura estiva che i rigori invernali, rendendo il clima gardesano piuttosto mite, quasi mediterraneo.

Sul lago spirano prevalentemente due venti: il Pelér e l’Ora. Il Pelér è un vento mattiniero che spira da nord verso sud, quando la brezza tiepida del lago si alza e richiama aria dalla valle del Sarca. L’Ora, invece, si muove dal pomeriggio alla sera e spira da sud verso nord: è una brezza di lago che porta l’aria fresca riscaldata dall’insolazione diurna verso la montagna.

In prossimità del lago la vegetazione seminaturale è costituita da boschi submediterranei di roverella, carpino nero e orniello, mentre sui versanti più impervi e assolati è presente una macchia con terebinto, scotano e leccio, una quercia sempreverde mediterranea.
Più in quota, a circa 1.000 metri di altitudine, i boschi di querce e carpini lasciano il posto alla faggeta, spesso frammista al frassino e all’acero. Sui versanti più ripidi e aridi resiste il pino nero, piantato dall’uomo, mentre più diffuso è il pino silvestre soprattutto sui suoli sottili originatisi dalla disgregazione di rocce dolomitiche. Sui versanti più in quota, sopra i 1.500 metri, il faggio è progressivamente sostituito dall’abete rosso. Il bosco in prossimità delle cime montuose viene sostituito da cespuglieti di pino mugo e da estese praterie utilizzate dal bestiame come pascolo.