Sala 8
La Foresta
Gardesana
Occidentale
Lungo il percorso vengono approfonditi altri aspetti naturalistici del territorio del Parco e della Foresta Regionale Gardesana Occidentale: al centro dell’attenzione è posto il bosco, inteso sia come ecosistema, sia come risorsa. La spiegazione dei problemi che affliggono il bosco, le collezioni naturalistiche e l’apparato radicale di un albero sospeso sul soffitto precedono la sala finale del percorso, che ha il compito di comunicare in maniera simbolica ed essenziale il valore estetico e quasi religioso delle foreste, e più in generale dei paesaggi e degli ambienti naturali del Parco Alto Garda Bresciano.
Con il trasferimento delle competenze in materia forestale dallo Stato alle Regioni, la Regione Lombardia ha istituito nel 1980 l’Azienda Regionale delle Foreste (ora confluita in ERSAF) assegnandole il compito di gestire e salvaguardare il patrimonio forestale lombardo: 23mila ettari di territorio montano, in gran parte boscato. La Foresta Regionale Gardesana Occidentale, estesa su più di 11 mila ettari, è la più vasta della Lombardia ed è posta per la quasi totalità al di sopra dei 600 metri di altitudine, nell’entroterra del Parco Alto Garda Bresciano.
Il paesaggio forestale più prossimo al lago è quello del leccio, una quercia sempreverde, che però non risale fin dentro i confini della Foresta Regionale. Il carpino nero, spesso mescolato al frassino orniello o alla roverella, è la pianta dominante nelle formazioni forestali diffuse alle quote più basse. Qua e là si trovano resti di bei castagneti, anche se i suoli calcarei del Parco non favoriscono questa specie. Più in alto, dove la disponibilità d’acqua è maggiore, subentrano il faggio, l’acero montano e il frassino maggiore, cui si accompagnano il sorbo, il tiglio e l’olmo montano. La pineta a silvestre si presenta come un bosco formato da una miriade di colonne rossastre, abbastanza chiaro. L’abete rosso, o peccio, è molto diffuso nell’entroterra gardesano. Nell’Alto Garda, il larice è spontaneo solo in poche località, mentre in diverse altre è stato piantato dall’uomo. Nel già coloratissimo autunno gardesano, il vivace giallo-oro delle chiome decidue del larice aggiunge un tocco di suggestione tra i contrasti del rugginoso faggio e del cupo abete.
Il bosco rappresenta un manufatto, frutto degli interventi umani, e non il prodotto naturale di una wilderness incontaminata. Tuttavia attraverso la selvicoltura naturalistica si cerca di indirizzare i boschi verso equilibri più naturali, eliminare progressivamente i boschi artificiali, frutto cioè di impianto, e favorire un modello di bosco ecologicamente più stabile. Nell’Alto Garda non si verificano mai fenomeni di autocombustione e cause naturali, come i fulmini, sono rarissime. L’origine degli incendi è quindi nella maggior parte dei casi dolosa. Nell’entroterra operano diverse squadre di volontari antincendio che contribuiscono efficacemente al presidio dei boschi.
Sulle cime del Tomblea e del Caplone volteggia l’aquila reale che individua come sue prede le marmotte, abitanti alle pendici di questi monti. Fra le rocce del versante sud del Tombea, vivono una colonia di stambecchi e numerosi camosci. Il capriolo è molto diffuso nel territorio del demanio: l’adulto tende ad occupare un’area dai sei ai dieci ettari e scaccia da essa i giovani, favorendo così la colonizzazione di nuovi habitat. Il bramito del cervo si ode frequentemente d’autunno nella Val de l’Era, sopra la Valle del Droanello in Valvestino, dalle ultime ore del giorno fino a metà della notte.
I boschi gardesani, grazie all’influsso esercitato dal lago, presentano un ambiente climaticamente favorevole per gli uccelli nei mesi più freddi. Si verifica così, nell’area benacense, la mescolanza di specie migratorie nordafricane e nord-europee, che qui concorrono, le une per nidificare, le altre per passarvi l’inverno. Nei boschi dell’entroterra montano, fra i 1.400 e i 1.700 metri d’altitudine, vive il gallo forcello, che trova in questo ambiente le gemme e le bacche selvatiche, che costituiscono parte essenziale della sua alimentazione. Più raro incontrare il gallo cedrone, segnalato in Valvestino, ma disturbato, più di altri uccelli, dalla frequentazione umana dei boschi.
Conservare le diversità ambientali del territorio attraverso il governo del bosco ed i trattamenti selvocolturali è il presupposto indispensabile per la gestione degli habitat forestali. Nel nostro Paese la fauna selvatica è stata a lungo considerata come oggetto di attività venatoria, ma ora la filosofia del parco vede la fauna come un capitale su cui investire per la conservazione della biodiversità.
Sono numerose le antiche vie nel territorio della Foresta Gardesana e del Parco. Sono testimonianze che ricordano la sua passata posizione di terra di confine, oggi utilizzati come percorsi escursionistici per poter vivere il territorio del Parco in un affascinante ambiente naturalistico.